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Dolore pelvico cronico

Il dolore pelvico cronico è una sindrome dolorosa persistente o ricorrente che riguarda l’area pelviperineale e che dura da almeno tre mesi.

Come abbiamo già visto nell’articolo sul dolore cronico, il sintomo doloroso può nascere da un trauma/infiammazione in zona pelvica che cronicizza, oppure può non avere una causa apparente. Si tratta infatti di un dolore neuropatico.

A seguito della percezione di dolore si ha una risposta in contrazione riflessa della muscolatura che crea ipertono e trigger points nella muscolatura del pavimento pelvico. Inoltre si crea una iperattivazione mastocitaria che favorisce la crescita anomala di fibre recettoriali del dolore, creando una sensibilizzazione centrale del dolore.

Quali sono i sintomi?

I sintomi riguardano sia l’area urinaria (sensazione di ripienezza e/o peso vescicale, necessità di urinare spesso, sintomi simil-cistite), vaginale (dolore ai rapporti, dolore all’eiaculazione, infezioni vaginali), anorettale (peso in ampolla, sensazione di defecazione ostruita).

La maggior parte di questi sintomi sono legati all’ipertono della muscolatura del pavimento pelvico.

Quali sono i trattamenti?

Il trattamento del dolore pelvico cronico riguarda sia la risoluzione dell’ipertono della muscolatura del pavimento pelvico sia il ripristino della normale sensibilità del dolore.

Alla riabilitazione del pavimento pelvico spesso si associa una cura farmacologica ed un supporto psicologico.

E’ molto importante sottolineare che il dolore pelvico cronico non è una patologia da stress o psicologica; spesso è associata a sintomi ansioso/depressivi per il perdurare della sintomatologia dolorosa ma ansia/depressione NON sono la causa del problema.

Il dolore pelvico cronico si risolve?

Una delle domande più frequenti che mi fanno i miei pazienti. Sì, il dolore pelvico cronico si risolve, come testimoniano tantissimi miei pazienti che hanno risolto questo disturbo.

Se hai bisogno di un consulto, anche per capire se i tuoi sintomi rientrano in questa sindrome, puoi richiederlo qui.

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Mal di schiena, cosa significa?

Siamo sempre abituati a parlare di dolore alla schiena in termini molto generali. Ho mal di schiena è la frase tipica che diciamo al medico o al fisioterapista la prima volta che li incontriamo.

In realtà la frase “mal di schiena” dice poco o nulla, e aiuta ben poco sia il professionista, sia il paziente nella gestione del sintomo.

Innanzitutto localizziamo il dolore a seconda della sede di insorgenza; può essere cervicale, toracico, lombare e sacrococcigeo. Non è infrequente trovarlo in più di una sede.

La seconda valutazione importante riguarda la modalità di presentazione del mal di schiena.

Il dolore può può essere sempre presente, oppure intermittente: peggiorare o migliorare svolgendo alcune attività, migliorare o peggiorare in alcuni momenti della giornata.

La terza valutazione riguarda la permanenza del dolore: può essere infatti acuto o cronico.

Per acuto si intende un dolore presente da meno di tre mesi, legato ad un evento nocicettivo (ossia un evento che ha causato direttamente o indirettamente il dolore). Il dolore acuto può essere anche recidivante, ossia presentarsi diverse volte durante l’arco di un anno

Per cronico si intende un dolore presente da più di tre-sei mesi. Vi rimando all’articolo sul dolore cronico qui.

L’insieme di questi sintomi aiuta noi professionisti a scegliere il tipo di trattamento più adeguato al singolo paziente, ma aiuta anche il paziente a muoversi correttamente per il trattamento del suo dolore.

Come comportarsi in caso di mal di schiena acuto

In presenza di un dolore acuto, legato ad un evento traumatico o ad un sovraccarico, importante è mantenere un movimento rispettoso del dolore; quindi no a carichi pesanti ed a sport ad alto impatto, ma si ai movimenti di vita quotidiana. Altamente sconsigliati sono invece l’immobilità ed il riposo assoluto.

Consigliabile è l’applicazione di ghiaccio nella sede del dolore, ed eventualmente valutare con il proprio medico di riferimento un protocollo analgesico.

E’ possibile iniziare precocemente un percorso fisioterapico che utilizzi elettromedicali specifici per la gestione dell’infiammazione (tecarterapia, laserterapia).

Qualora il dolore acuto derivasse da movimenti scorretti/abitudini posturali e si ripresentasse numerose volte nel corso dell’anno fondamentale è un percorso di riabilitazione posturale.

Come comportarsi in caso di mal di schiena cronico

La gestione del dolore cronico si differenzia dal dolore acuto; fondamentale è la parte della riabilitazione e del ritorno ad un movimento corretto durante la vita quitidiana.

Il dolore cronico infatti tende a instaurare dei meccanismi che si autoalimentano in cui il dolore crea rigidità, la rigidità crea scorretta mobilità e la scorretta mobilità crea dolore.

Il ritorno ad una corretta mobilità e la riabilitazione del movimento moderano la rigidità cronica e risolvono il dolore cronico.

Se hai bisogno di una consulenza o di consigli, clicca qui.

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Respiro e perineo

Il respiro è strettamente legato al perineo, tanto che sono chiamati con lo stesso nome: uno è il diaframma respiratorio, l’altro il diaframma pelvico.

Il diaframma respiratorio è una cupola che separa la cavità toracica da quella addominale, il diaframma pelvico è una cupola che chiude in basso la cavità pelvica. Entrambi sono formati da muscoli e connettivi.

Il diaframma respiratorio è il principale muscolo respiratore del nostro corpo. Quando respiriamo scende verso il basso, quando espiriamo sale verso l’alto. Il diaframma pelvico, delle cui funzioni vi ho già parlato qui, normalmente segue il movimento del diaframma respiratorio. Scende verso il basso durante l’espirazione e sale durante l’inspirazione.

Perchè succede questo?
Il diaframma respiratorio scendendo aumenta la pressione all’interno della cavità addominale, e così anche nella cavità pelvica che ne è in continuità. Il diaframma pelvico quindi scende per l’aumento di pressione creata dalla respirazione, e sale durante espirazione.

Mi piace descriverla come un’onda che si propaga nella stessa direzione, sia in salita che in discesa.

Affinchè questo meccanismo avvenga automatico però è necessario che entrambi i diaframmi lavorino correttamente all’interno di questa sinergia.

Se un diaframma o entrambi sono disfunzionali (troppo contratti, troppo rilassati, non fanno il movimento corretto) questo meccanismo si perde come si perde altrettanto la corretta gestione delle pressioni all’interno della cavità addominopelvica.

Altresì questi due diaframmi fanno parte della core stability di cui abbiamo già parlato qui, sottolineando l’importanza della funzionalità corretta di tutti i suoi muscoli. Se uno o entrambi i diaframmi sono disfunzionali avremo ripercussioni anche sulla colonna lombare.

Come valutare respiro e perineo?

Vi lascio un semplice esercizio: sedetevi comodi su una sedia, il piano perineale appoggiato su una pallina di gomma. Inspiro diaframmatico e sento cosa succede sulla pallina, poi espiro e faccio lo stesso.

Se la sensazione è di pressione sulla pallina durante la inspirazione allora abbiamo una funzionalità normale. Se non sento nessuna differenza o sento una diminuzione della pressione, sapremo che i due diaframmi non stanno lavorando correttamente.

Come ripristinare la sinergia?

Seguendo un percorso di riabilitazione del pavimento pelvico o di riabilitazione posturale con un professionista competente è possibile ripristinare questa sinergia di movimento che è fondamentale per tanti aspetti della nostra salute.

Fondamentale per ripristinare una corretta respirazione, una corretta postura, un corretto funzionamento del pavimento pelvico e la prevenzione di disfunzioni in tutte queste aree.

Ne parlo in modo ancora più approfondito in questo video.

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Falsi miti sul mal di schiena

Oggi parliamo di mal di schiena e dei falsi miti che circolano su questo disturbo così diffuso: quasi tutti nel corso della vita sperimentano almeno una volta dolore nella zona della colonna, in uno o più punti.

Per alcuni questo disturbo si risolve in poco tempo, per altri permane per lungo tempo. Per altri ancora si ripresenta più di una volta durante il corso dell’anno.

Valutare insieme ad un professionista la/e causa/e ed intraprendere un percorso riabilitativo è sicuramente il modo migliore per risolvere il problema.

Nel frattempo, vi svelo quali comportamenti sono utili e corretti e quali no in caso di mal di schiena, andando a sfatare diversi falsi miti sull’argomento!

  1. Non muoverti!
    Sbagliato, stare fermi in presenza di mal di schiena peggiora ulteriormente il problema. Quindi si al movimento, ma senza esagerare
  2. Stai a letto!
    Sbagliato, stare a letto equivale a non muoversi. Alzati e fai piccoli movimenti senza dolore
  3. Mettici sopra qualcosa di caldo!
    L’applicazione di calore spesso può essere controproducente. Fai piuttosto delle respirazioni profonde, ti aiuteranno di più
  4. Per il mal di schiena camminare fa bene, la bicicletta no!
    Mentre è dimostrato che il movimento è terapeutico, non ci sono evidenze che uno sport faccia meglio di un altro. E’ importante muoversi
  5. Ho avuto mal di schiena quindi adesso non prendo più pesi perchè possono farmelo tornare!
    Prendere pesi non ti farà tornare mal di schiena se avrai una muscolatura che ti sostenga nel prenderli. Durante la riabilitazione si fa anche esercizio terapeutico, che aiuta proprio in questo
  6. Dimagrisci e sei a posto!
    Il peso può essere un fattore di rischio per mal di schiena ma non è l’unico. Quindi, se perdere peso può essere utile per tanti fattori, non è l’unica cosa da fare per risolvere il problema
  7. L’alimentazione non c’entra nulla con il mal di schiena.
    Purtroppo non è cosi. L’alimentazione è fortemente correlata all’infiammazione.
  8. Ho avuto mal di schiena in passato, adesso ho paura di muovermi!
    Più mantieni la paura di muoverti più aumenti la rigidità dei movimenti che fai, e più movimenti eviti. Consulta un professionista che ti aiuti a muoverti in modo corretto!
  9. Mi hanno detto che con il materasso memory non avrò più mal di schiena.
    Magari fosse cosi facile! Il mal di schiena è un problema multifattoriale e va curato in modo multifattoriale, non esiste il letto magico e nemmeno il cuscino magico.
  10. E’ colpa della mia postura!
    Anche, certamente. Ma la postura per fortuna non è immutabile e non è sempre detto che sia la causa del problema. Parlane con un professionista!

Se ti è piaciuto l’articolo condividilo! Se invece vuoi maggiori chiarimenti contattami qui.

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Addominali: conosciamoli meglio!

La parola addominali viene spesso utilizzata per parlare di alcuni esercizi che vengono svolti in palestra; in realtà per addominali si intende il gruppo di muscoli che quegli esercizi vanno a rinforzare!

Non molti sanno che per “addominali” si intende l’insieme di quattro muscoli diversi, e che possiamo rinforzarli con esercizi specifici e diversi.

Andiamo quindi a conoscere questi quattro muscoli e poi vediamo perchè è importante rinforzarli per la salute del nostro corpo!

  • i retti dell’addome sono i più famosi ed i più superficiali, quelli che conosciamo bene come tartaruga. Il loro compito è avvicinare il petto al pube chiudendo l’addome. Sono i più allenati in palestra eppure sono i meno utili alla nostra postura!
  • gli obliqui divisi in interni ed esterni si incontrano sulla linea centrale alba e creano una rete ad “x” intorno all’addome. La loro attività permette di flettere e ruotare l’addome; stabilizzare i movimenti dell’addome. Sono attivi nella espirazione
  • il trasverso dell’addome è il muscolo più profondo, crea un “corsetto” intorno al nostro addome. E’ un muscolo stabilizzatore del tronco ed un espiratore.

Perchè è importante rinforzare i muscoli addominali

Abbiamo visto che sia i muscoli obliqui dell’addome sia il trasverso dell’addome stabilizzano. Cosa significa all’atto pratico?

Significa che ogni volta che noi muoviamo gambe e braccia o ruotiamo il tronco (movimenti che facciamo ogni giorno) il nostro addome ci rende stabili e mantiene l’equilibrio.

In questo modo, evita che facciamo movimenti sbagliati, ed evita di andare a sovraccaricare le vertebre, prevenendo così dolori o problematiche alla colonna.

Se la nostra muscolatura addominale è forte ed equilibrata riesce quindi a prevenire problematiche di mal di schiena, ernie discali, ernie addominali.

Come rinforzare gli addominali?

Gli addominali si rinforzano con l’esercizio, individuale o assistito.

Sia in fase preventiva che in fase terapeutica è molto importante eseguire esercizi mirati e specifici per rinforzare gli obliqui ed il trasverso che come abbiamo visto hanno un ruolo di stabilizzazione fondamentale nella salute della nostra schiena.

Il rinforzo specifico del retto dell’addome non è consigliato in presenza di disfunzioni del pavimento pelvico o di dolore lombare, ed in generale è sempre meglio rinforzarlo solo dopo aver imparato a stabilizzare l’addome in modo corretto.

Quali sono riassumendo i benefici di un corretto rinforzo addominale:

  • stabilizza l’addome
  • migliora esteticamente l’addome
  • aiuta nella prevenzione del dolore lombare
  • aiuta nella prevenzione delle disfunzioni del pavimento pelvico
  • aiuta nella prevenzione delle disfunzioni addominali (ernia addominale, diastasi retti)

Un’ottimo modo per rinforzare l’addome in modo sicuro è la ginnastica addominale. Leggi l’articolo in cui parlo di questo!

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Dolore lombare in gravidanza

dolore lombare in gravidanza

Il dolore lombare durante la gravidanza è purtroppo un disturbo molto frequente.

Più tipicamente compare intorno agli ultimi tre mesi di gravidanza, ma può verificarsi anche nei mesi precedenti.

Quali sono le cause di dolore lombare in gravidanza?

Durante la gravidanza il corpo della donna si modifica, e cosi anche la postura che si sposta sempre più in avanti all’accrescersi della pancia.

All’aumentare del carico anteriore aumenta anche la tensione e le pressioni che si esercitano sui muscoli e sulle vertebre posteriori, creando cosi un sovraccarico che può sfociare in dolore.

Inoltre, all’aumentare dell’addome si verifica uno stiramento dei muscoli addominali, che non riescono più a stabilizzare la postura (se non lo hai già visto, ti rimando all’articolo di core stability).

Durante gli ultimi mesi di gravidanza inoltre si verificano dei cambiamenti ormonali che portano a rilassare muscoli e legamenti nel corpo della donna.

Ottimo per preparare il parto, ma diminuisce la capacità muscolare di sostenere la postura, e questo aumenta ancora di più il carico sulla colonna posteriore.

Come migliorare il dolore lombare in gravidanza?

Ecco alcuni consigli pratici che puoi utilizzare fin da subito!

  • respira profondamente: il diaframma che è il nostro muscolo respiratore principale aiuta ad eliminare le tensioni posteriori (vedi l’articolo respirazione)
  • fai una valutazione ed inizia un training sul pavimento pelvico. ti aiuterà anche per il dolore lombare.
  • mantieniti in attività e mantieni la giusta mobilità, con attenzione soprattutto agli esercizi di stabilizzazione. Se hai dubbi su come fare, rivolgiti ad un fisioterapista.

Dopo la gravidanza il dolore lombare passa?

Nel 50% delle donne il dolore lombare si esaurisce nei tre mesi dopo il parto.

A volte però lo stiramento della muscolatura addominale permane, e se non avevi lavorato sul pavimento pelvico in gravidanza ci sono molte probabilità che ci siano disfunzioni anche sul pavimento pelvico.

Il dolore lombare in queste situazioni è facilmente risolvibile con dei trattamenti mirati al dolore e degli esercizi mirati alla rieducazione dei muscoli di stabilizzazione e del pavimento pelvico!

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Aiuterai moltissime donne che hanno dolore in gravidanza e non sanno come comportarsi!

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Mal di schiena e pavimento pelvico

lombalgia e pavimento pelvico

Il focus su lombalgia e pavimento pelvico nasce dalla mia esperienza clinica ed è il motivo per cui, tanti anni fa, ho intrapreso gli studi sulla riabilitazione del pavimento pelvico.

Accadeva in qualche paziente che i miei trattamenti sul dolore lombare non fossero completamente efficaci. Significa che il dolore diminuiva, ma non al 100%; ne manipolazioni né esercizi specifici riuscivano a completare il trattamento.

Allora mi sono imbattuta in studi scientifici che evidenziavano la correlazione tra dolore lombare e disfunzioni del pavimento pelvico.

Ho seguito dei percorsi di riabilitazione del pavimento pelvico, ed unendo quello che già facevo sul dolore lombare alle nuove conoscenze sulla riabilitazione del pavimento pelvico ho ottenuto risultati eccellenti.

Lombalgia e pavimento pelvico come sono collegati?

Il pavimento pelvico è collegato al distretto lombare sia per motivi biomeccanici che funzionali.

A livello biomeccanico origini ed inserzioni dei muscoli del pavimento pelvico sono sulle ossa del bacino, ed un movimento del pavimento pelvico determina un avvicinamento o allontanamento tra pube e coccige.

Il bacino è collegato a sua volta tramite il sacro alla colonna lombare, per cui un movimento del bacino determina un movimento della lombare e viceversa.

Questo già ci fa capire l’importanza biomeccanica della correlazione tra pavimento pelvico e lombalgia.

In più il pavimento pelvico lavora come stabilizzatore dell’area lombare come abbiamo già visto nell’articolo di Core stability.

Una disfunzione del pavimento pelvico crea un indebolimento della stabilizzazione lombare e quindi un aumento delle pressioni esercitate sulla colonna, con conseguente aumento del dolore lombare associato.

Quali sono i sintomi?

Quando è importante andare a correlare lombalgia e disfunzioni al pavimento pelvico?

Quando soffrite di dolore lombare ricorrente ed avete sintomi quali prolasso, incontinenza urinaria o fecale, dolore pelvico ricorrente, stipsi ostinata.

Un fisioterapista con formazione avanzata in riabilitazione del pavimento pelvico saprà accertarvi la disfunzione del pavimento pelvico associata a lombalgia e curare all’interno delle sue sedute entrambi questi aspetti.

Devo svolgere degli esami diagnostici?

Solitamente è sufficiente una valutazione fisioterapica per inquadrare e risolvere il problema. Qualora ci fosse bisogno di esami urologici o proctologici sarà cura del fisioterapista che vi segue inviarvi a visita dallo specialista.

Qual è la cura migliore per risolverlo?

La cura migliore per lombalgia e disfunzioni del pavimento pelvico prevede di associare al trattamento riabilitativo specifico per lombalgia il trattamento di riabilitazione del pavimento pelvico.

I risultati sono eccellenti come evidenziano anche studi scientifici come questo.

Ecco un video dove ne parlo in modo più approfondito!

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Core stability

Esercizio di core stability

Con il termine core stability si intende generalmente un rinforzo della muscolatura di stabilizzazione del tronco.

Tra i muscoli stabilizzatori in ambito riabilitativo grande validità hanno i cosiddetti stabilizzatori profondi, che sono:

  • multifido
  • trasverso addominale
  • pavimento pelvico
  • diaframma respiratorio

A cosa servono questi muscoli?

La loro funzione è agire come stabilizzatori centrali del movimento, quindi rendono stabili addome e pelvi durante i movimenti degli arti (gambe e braccia) e del tronco stesso.

I muscoli della core stability, quando correttamente allenati, permettono di gestire i carichi che si ripercuotono sulla nostra colonna e sul nostro addome, in modo tale da

  • non sovraccaricare le vertebre lombari
  • non sovraccaricare la parete addominale
  • non creare pressioni eccessive sul pavimento pelvico

Benefici dell’allenamento core stability

Grazie ad un rinforzo di questi muscoli è possibile migliorare la stabilità dei nostri movimenti e del nostro corsetto lombare, in particolare aiuta a

  • prevenire il dolore lombare
  • prevenire ernie addominali/inguinali
  • prevenire disfunzioni al pavimento pelvico

Può essere utilizzata anche come esercizio terapeutico adattato durante un percorso di riabilitazione. Avere una core stability allenata, soprattutto i muscoli profondi di stabilizzazione permette quindi di

  • ridurre il dolore lombare
  • modificare la postura
  • modificare i movimenti che effettuiamo durante la vita quotidiana
  • gestire i movimenti addominali in presenza di ernie addominali/inguinali
  • coadiuvare insieme ad un percorso riabilitativo adeguato, la gestione di disfunzioni pelviche e prolasso

Quando è importante rinforzarli?

In fase preventiva è importante inserirli all’interno del proprio allenamento settimanale. Se non eseguiamo attività motoria iniziamo!

E’ scientificamente dimostrato che una attività motoria corretta e costante incide sull’umore e sulla nostra qualità di vita. Inserendo questo tipo di esercizi, ottimizzeremo i risultati per la nostra salute.

Come attività terapeutica sono fondamentali se soffrite di una delle problematiche di cui ho parlato sopra.

E’ importante però dire che in questo caso l’allenamento deve essere definito da un professionista e personalizzato.

Ecco un video in cui parlo di questo!

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La diastasi della sinfisi pubica

Che cosa è la diastasi del bacino, o della sinfisi pubica se vogliamo parlare in termini tecnici?

E’ un allontanamento delle ossa del pube che si verifica soprattutto in gravidanza, dovuta come nella diastasi addominale ad alcuni fattori

  • debolezza dei legamenti che le tengono unite
  • aumento del peso sulla zona
  • scarso controllo muscolare della zona

Durante la gravidanza si verifica l’aumento di un ormone, la rilaxina, che favorisce il rilassamento di muscoli e legamenti (tessuto connettivo), soprattutto nell’ultimo trimestre di gravidanza. Perfetto per rendere il corpo più elastico in previsione del parto, meno perfetto per aiutare la postura di una futura mamma!

Se non abbiamo un corretto controllo muscolare della zona addominopelvica, con il rilassamento delle componenti connettivali della linea alba e del legamento pubico, possiamo infatti incorrere in diastasi.

Quali sono i fattori di rischio per la diastasi della sinfisi pubica?

I fattori di rischio accertati per questa problematica sono:

  • dolore lombare pregresso
  • precedente trauma alla pelvi
  • condizioni lavorative con pesi importanti
  • pluriparietà

La diastasi della sinfisi pubica si presenta con dolore in zona lombopelvica che può scendere anche lungo le gambe. In letteratura è conosciuto come PDP (pelvic girdle pain) o DSP (disfunzioni della sinfisi pubica) in italiano.

Il dolore peggiora con il camminare a lungo, allargare le gambe, salire le scale, muoversi nel letto, sedersi e rialzarsi dalla sedia.

Cosa migliora la sintomatologia dolorosa?

Rinforzare la muscolatura stabilizzatoria del tronco e dell’addome permette di muoversi evitando eccessive lussazioni a livello della sinfisi pubica, e quindi avere meno dolore.

E’ inoltre fondamentale durante questa fase farsi insegnare quali movimenti sono favoriti e quali invece sono da evitare; sicuramente chiedere un aiuto nelle attività che prevedono pesi da trasportare e movimenti in flessione del tronco.

Questo percorso con un fisioterapista è indicato sia durante che dopo il parto. E’ importante occuparsene già durante la gravidanza per poterla vivere al meglio senza dolore!

La soluzione non è mai quella di non muoversi, ma di regolare i movimenti in base al proprio dolore, e rinforzare i movimenti che ci aiutano a stabilizzare addome e pelvi.

Se hai bisogno di informazioni o se soffri di questo disturbo puoi contattarmi o chiedermi una consulenza.

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Diastasi dei retti

Cosa è la diastasi dei retti?

La diastasi dei retti è un allontanamento dei muscoli retti addominali dalla linea mediana dell’addome chiamato linea alba.

A conseguenza di questo si crea un indebolimento della muscolatura dell’addome, la cui funzione è quella di stabilizzare la schiena e contenere i visceri addominali.

Le complicanze sono sia estetiche, con un rilassamento importante dell’addome sia e soprattutto patologiche

  • dolore lombare
  • disfunzioni al pavimento pelvico
  • aumentate probabilità di ernie a livello addominale

Quando si manifesta una diastasi dei retti?

Molto spesso dopo una gravidanza, per effetto dell’allungamento dei muscoli dell’addome durante i nove mesi. Spesso si manifesta dopo il parto e rientra spontaneamente nei sei mesi successivi. Qualora rimanga dopo i sei mesi successivi al parto è invece da valutare e riabilitare.

Può verificarsi anche in donne e uomini di qualunque età; ci sono fattori di rischio specifici

  • essere sottoposti a elevati sforzi addominali
  • Obesità con elevata presenza di grasso viscerale
  • Scarso controllo motorio del tronco
  • Disbiosi intestinale

Come viene diagnosticata la diastasi dei retti?

La valutazione di una diastasi avviene tramite esame obiettivo ed ecografia. Ad oggi è considerata diastasi dei retti una differenza superiore a 2,7 cm tra i muscoli retti.

Come si cura la diastasi dei retti

I percorsi di cura sono essenzialmente due, chirurgico o riabilitativo. Vengono considerate diastasi da chirurgia quelle superiori ai 4-5 cm, anche se molto importante è il vissuto della persona che ne soffre. L’intervento che si esegue è solitamente una addominoplastica.

La riabilitazione nella diastasi dei retti è essenziale sia nel trattamento conservativo sia nel pre e post operatorio; quando eseguita in modo corretto permette di

  • ridurre i cm di diastasi e migliorare l’aspetto estetico dell’addome
  • migliorare la sintomatologia lombare
  • migliorare la stabilità e la forza del tronco
  • migliorare le disfunzioni del pavimento pelvico

Il mio programma riabilitativo è un approccio integrato che parte dalla postura.

Considero la diastasi dei retti come la risposta ad eccessive tensioni che già erano presenti da tempo.

La linea alba da cui si allontanano i muscoli retti non è altro che l’incontro dei tendini di tutti i muscoli dell’addome. Quando questi muscoli sono ipotonici, o esposti a eccessiva tensione questa linea centrale può essere indebolita e nel tempo, assottigliarsi dando vita alla diastasi.

Per questo credo che la diastasi vada riabilitata lavorando su una analisi del movimento, sul rinforzo della muscolatura di stabilizzazione e sulla postura di chi ne soffre.

In modo tale da non curare solo il sintomo, ma andare al nodo del problema ed evitare fastidiose recidive.

Ecco un video dove parlo di questo

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